Eluana un anno dopo "e' come un anno fa, come diciotto anni fa: un simbolo pulito della liberta' individuale". Lo scrive in una lettera a Repubblica il padre della ragazza, Beppino Englaro che a un anno dalla morte della figlia continua la sua battaglia convinto che "il miglior modo per tutelare la vita in tutte le situazioni sia affidarne le
decisioni a chi la vive".
Mentre Eluana moriva, ricorda, "c'era un giudicato" della Corte di Cassazione e "una corsa" della politica "che voleva sovvertirlo". Ma dopo un anno, sottolinea "la legge non c'e"'. Dov'e' finita, si chiede Englaro "quella forza d'urto lanciata contro una ragazza che moriva?". La legge "cosi' come viene formulata - secondo Englaro - non tiene e non terra"'.
Anche perche' i cittadini "vogliono essere messi in grado di prendersi le loro responsabilita', non essere trattati come se non fossero responsabili delle loro scelte di coscienza".
Sul quotidiano parla anche l'anestesista che ha assistito Eluana nella casa di cura 'La Quiete', Amato De Monte, che racconta come gli sia "cambiata la vita". Due mesi "sotto scorta", con quell'indagine e "quell'accusa" (di omicidio, poi archiviata, ndr) che proprio non gli e' "andata giu' per aver fatto una cosa che era 'passata in Cassazione"'. Nonostante tutto pero', conclude, "ero e resto convinto, come medico, che in quella stanza ho assistito a un processo di morte naturale".
20 mag 2011
Un anno dopo Eluana la legge non c'è
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